L’inquinamento da plastica minaccia il futuro delle tartarughe marine. Questi rettili straordinari, che si annoverano tra gli esseri viventi più antichi della storia della Terra, rischiano di scomparire.
Nell’ambito del progetto MICROMAR (micropastiche e microfibre in mare) l’associazione A.I.P.U. per lo Sviluppo Sostenibile e la Lega Navale di Sperlonga informano che ogni anno almeno 11 milioni di tonnellate di plastica finiscono nell’oceano e, senza un’azione urgente atta a ridurne la produzione, si prevede che questo numero triplicherà entro il 2040 con danni inimmaginabili all’ambiente: si stima, infatti, che oltre 170 trilioni di particelle di plastica galleggiano sulla superficie del mare. Altrettante si accumulano lungo la colonna d’acqua e sul fondo. Tra gli esseri viventi più danneggiati dall’inquinamento da plastica ci sono anche le tartarughe marine, che, come purtroppo è noto, confondono la plastica con il cibo, rischiando, così, di ingerire sacchetti, palloncini, cannucce e cucchiai di plastica, e di restare intrappolate in anelli di plastica e attrezzi da pesca fantasma.
Ma perché le tartarughe marine ingeriscono la plastica? La risposta arriva da uno studio specifico sulle cause dell’attrazione delle tartarughe verso gli oggetti di plastica lasciati in mare. Sono state prese in esame quindici tartarughe per testare le loro reazioni a quattro stimoli olfattivi differenti: in acqua distillata, in presenza di cibo, in presenza di plastica pulita e in presenza di plastica lasciata in mare per cinque settimane. Le tartarughe hanno mostrato reazioni simili nelle seguenti due condizioni: in presenza di cibo e in presenza di plastica lasciata in mare per cinque settimane. Come hanno spiegato gli scienziati, ciò accade perché già dopo tre settimane gli oggetti di plastica acquistano un odore simile a quello del cibo, in quanto vengono ricoperti di alghe e microorganismi marini. Eppure, nonostante questa forte spinta al riciclaggio della plastica, l’inquinamento da polimeri e i suoi impatti tossici continuano a crescere. Per questa campagna nel Golfo di Gaeta le associazioni A.I.P.U. per lo Sviluppo Sostenibile e la Lega Navale di Sperlonga sostengono che vi sono numerose prove del fatto che il riciclaggio della plastica non solo non mantiene le promesse, ma sta anche peggiorando l’entità dell’inquinamento. In maniera diversa potremmo mettere fine o almeno limitare sensibilmente questo danno all’ambiente e alla vita.